Testimonianza di Damaris

 

Tra le tante definizioni che sono state  date, credo che la depressione  si possa descrivere come un disadattamento alla vita sociale, una difficoltà ad interagire con gli altri, facendo sentire chi ne è affetto fuori posto, in ogni occasione.

Agli occhi della persona depressa, tutto appare irrisolvibile, insormontabile, cupo e tetro, anche la percezione del tempo viene modificata: le ore e le giornate sembrano non passare mai, tutto è fermo, statico, senza possibilità di cambiamento. A volte, per non far trapelare, le proprie insicurezze, fragilità e debolezze, si tende ad innalzare delle barriere, isolandosi da tutto e da tutti, sino a diventare dei veri e propri eremiti.

In alcuni casi, la persona depressa, sembra essere refrattaria ed insensibile ad ogni sentimento ed emozione e questo la fa sentire in colpa.

Altre volte  sembra essere ipersensibile e facile al pianto.

Alcuni  soffrono di depressione senza saperlo, altri lo sanno ma cercano disperatamente di nasconderlo, come se fosse una gravissima colpa di cui vergognarsi; per questo motivo mettono  delle maschere, che comunque non bastano per nascondere quel disagio e quella difficoltà di vivere.

 Per quanto mi riguarda, in più occasioni ho ringraziato Dio per la mia depressione perché questa sofferenza mi ha sempre avvicinata di più a LUI. E’ sempre dopo un temporale che si apprezzano maggiormente i colori intesi dell’arcobaleno ed è dopo una  tempesta, che si apprezza di più la bellezza di un mare calmo, di un cielo limpido, terso e trasparente.

Che lo vogliamo o no, direttamente o indirettamente la depressione è un qualcosa che tocca tutti da vicino, per questo  motivo dobbiamo cercare di  affrontarla nel modo migliore, avvicinando con amore e comprensione le persone che ne soffrono.  Personalmente credo che la cura  migliore per chi soffre di depressione sia l’accoglienza vera, che viene dal cuore da parte delle persone che circondano la persona depressa. Una finta accoglienza, un finto amore, una finta amicizia non farebbero che peggiorare lo stato depressivo, perché andrebbero a confermare i sentimenti negativi della persona in questione.

Se pensiamo di non essere in grado di sopportare e comprendere questo tipo di problema, è meglio evitare di illudere, promettendo un aiuto che di fatto sappiamo benissimo non ci sarà.

Come credenti abbiamo comunque una grande responsabilità davanti a Dio: possiamo e dobbiamo costruire, edificare, avvicinando le persone a Cristo. Ma se non lo facciamo con l’amore che viene da Lui, possiamo demolire allontanando, a volte irrimediabilmente, con il nostro comportamento le persone da Cristo.

 

Le  cause che possono innescare quel sottile meccanismo di sofferenza che si chiama depressione possono essere tante: una di queste (come nel caso di Davide) potrebbe essere  la delusione di un amico.

Nel Salmo 55: 12:13-14 Davide esprime molto bene questo stato d’animo, dicendo:

“Se mi avesse offeso  un nemico, l’avrei sopportato;

se  un avversario avesse cercato di sopraffarmi , mi sarei nascosto da lui;

ma sei stato tu, l’uomo che io stimavo come mio pari,

il mio compagno e mio intimo amico.

Ci incontravamo con piacere;

insieme, tra la folla, andavamo alla casa di Dio.

Colui che Davide riteneva essere un amico, un compagno, con il quale si incontrava ed andava insieme alla casa di Dio, per pregare ed  innalzare inni di lode a Dio, lo ha tradito brutalmente, voltandogli le spalle.

Ma Davide non si lascia sopraffare, non si lascia vincere dal dolore, dalla tristezza, dalla depressione! Al contrario, ripone ogni suo timore nelle mani sicure di Dio e con estrema fiducia dice:

Quando avrò paura, confiderò in te.

Con l'aiuto di DIO celebrerò la sua parola;

ho posto la mia fiducia in DIO, non temerò.

Che cosa mi può fare l'uomo?” (Salmo 56:3-4)

Anche un desiderio inappagato, come nel caso di Anna, può essere motivo di profonda depressione. Il suo desiderio più grande era quello di poter stringere tra le sue braccia un bambino, il suo bambino; ma Anna era sterile e questo era per lei, motivo di grande dolore. Con fede rivolge a Dio una preghiera:

“Ella aveva l'anima piena di amarezza, e pregò l'Eterno piangendo dirottamente. E fece un voto, dicendo: 'O Eterno degli eserciti! se hai riguardo all'afflizione della tua serva, e ti ricordi di me, e non dimentichi la tua serva, e dai alla tua serva un figliuolo maschio, io lo consacrerò all'Eterno per tutti i giorni della sua vita, e il rasoio non passerà sulla sua testa'. (1 Samuele 1:10-11)

Dopo avere pregato, con la certezza nel cuore che il Signore si sarebbe preso cura di lei, Anna ritrova  la serenità :

“Così la donna se ne andò per la sua via, mangiò, e il suo sembiante non fu più quello di prima.” (v. 18)

Il Signore vede, il suo profondo  dolore, ed esaudisce  il desiderio del suo cuore:

”Nel corso dell'anno, Anna concepì e partorì un figliuolo, al quale pose nome Samuele, 'perché', disse, 'l'ho chiesto all'Eterno'. (v. 20)

Anche Asaf si imbatte nella stessa sofferenza della depressione, dovuta allo scoraggiamento.  La disperazione e  lo scoraggiamento in cui è caduto è talmente intenso che nessuno riesce  consolarlo; la  tristezza  e il dolore sono  così forti che non gli permettono  neppure di parlare.

”L'anima mia ha rifiutato di essere consolata…

sono così turbato che non posso parlare.” (Salmo 77:2-4)

Ma Asaf amava Dio più di ogni altra cosa, ed in quella sua cupa disperazione, il suo  pensiero va a Dio e si ricorda di tutte  le cose meravigliose che  in passato aveva fatto per lui.

Questo ricordo  è sufficiente,  per rivolgere a Dio una meravigliosa preghiera:

“Ricorderò le opere dell'Eterno,

 sì, ricorderò le tue meraviglie dei tempi passati,

mediterò su tutte le tue opere e considererò le tue gesta.

O DIO, la tua via è santa;

quale Dio è grande come DIO?

Tu sei il Dio che compie meraviglie;

 tu hai fatto conoscere la tua forza fra i popoli.” (Salmo 77:11 a 14)

 La depressione può essere trattata in due modi diversi:

1) da un punto di vista medico - sociale, trattando le persone in modo freddo, distaccato. Così fanno i professionisti del settore, che tentano di risolvere tale problema con l’ascolto e gli psicofarmaci.

2) da un punto di vista cristiano - spirituale, partecipando e soffrendo con coloro che soffrono ed  offendo un aiuto ed un sostegno spirituale che si prolungano nel tempo.

Come cristiani dobbiamo ricordare che:

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.”  (Matteo 9:12) Sono i malati che hanno bisogno di Cristo, per risolvere il male della loro anima!

 Una volta usciti dal tunnel buio della depressione, c’è un altro aspetto da non trascurare: l’effetto che la luce abbagliante della libertà di comunicazione, alla quale non eravamo abituati può avere su di noi.

Mi spiego meglio: quando, con l’aiuto di Dio, si vengono a spezzare alcune catene e si esce dall’isolamento della depressione, si inizia giustamente a rapportarsi con gli altri. La persona che è rimasta isolata a lungo, in balìa dei propri pensieri negativi, ha bisogno di imparare nuovamente a rapportarsi con il prossimo. Ma essendo appena uscita da una depressione è estremamente fragile e dimentica che i rapporti umani la espongono all’amarezza delle delusioni.

Come agire in tali circostanze?

E’ assolutamente necessario chiedere a Dio intelligenza, prudenza e saggezza, nel gestire  la nostra nuova libertà. 

Una domanda che spesso ci poniamo è la seguente: “Si può uscire dal Tunnel della depressione?”

Io dico di sì, con l’aiuto di Dio si può!

E  anche se, a volte, dovesse ricomparire nella nostra vita, potremo dire:

“Ecco, Dio è la mia salvezza;

io avrò fiducia, e non avrò paura di nulla;

poiché il SIGNORE, il SIGNORE

è la mia forza e il mio cantico;

egli è stato la mia salvezza». (Isaia 12:2)

Sapendo che la vera libertà è nel Signore:

Or il Signore è lo Spirito,

 e dov'è lo Spirito del Signore, vi è libertà. (2 Corinzi 3:17)

Non dimenticando mai, che la Sua grazia ci basta:

“Ma egli mi ha detto:

«La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza».

Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze,

affinché la potenza di Cristo riposi su di me.” (2 Corinzi 12:9)

Damaris Lerici

 

 

  damarisl@hotmail.it