Testimonianza di Damaris
Tra le tante
definizioni che sono state date,
credo che la depressione si possa
descrivere come un disadattamento alla vita sociale, una difficoltà ad
interagire con gli altri,
facendo sentire chi ne è affetto fuori posto, in ogni occasione.
Agli occhi della persona
depressa, tutto appare irrisolvibile, insormontabile, cupo e tetro, anche la
percezione del tempo viene modificata: le ore e le giornate sembrano non
passare mai,
tutto è fermo, statico, senza possibilità di cambiamento. A
volte, per non far trapelare, le proprie insicurezze, fragilità e debolezze,
si tende ad innalzare delle barriere, isolandosi da tutto e da tutti, sino a
diventare dei veri e propri eremiti.
In alcuni casi, la
persona depressa, sembra essere refrattaria ed
insensibile ad ogni sentimento ed emozione e questo la fa sentire in colpa.
Altre volte
sembra essere ipersensibile
e facile al pianto.
Alcuni
soffrono di depressione senza
saperlo, altri lo sanno ma cercano disperatamente di nasconderlo, come se
fosse una gravissima colpa di cui vergognarsi; per questo motivo mettono
delle maschere, che comunque non bastano per nascondere quel disagio
e quella difficoltà di vivere.
Che lo vogliamo o no, direttamente o indirettamente la depressione è un
qualcosa che tocca tutti da vicino, per questo
motivo dobbiamo cercare di
affrontarla nel modo migliore,
avvicinando con amore e comprensione le persone che ne soffrono.
Personalmente credo che la cura
migliore per chi soffre di depressione sia l’accoglienza vera, che
viene dal cuore da parte delle persone che circondano la persona depressa.
Una finta accoglienza, un finto amore, una finta amicizia non farebbero che
peggiorare lo stato depressivo, perché andrebbero a confermare i sentimenti
negativi della persona in questione.
Se pensiamo di non essere in grado di sopportare e comprendere questo tipo
di problema, è meglio evitare di illudere, promettendo un aiuto che di fatto
sappiamo benissimo non ci sarà.
Come credenti abbiamo comunque una grande responsabilità davanti a Dio:
possiamo e dobbiamo costruire, edificare, avvicinando le persone a Cristo.
Ma se non lo facciamo con l’amore che viene da Lui, possiamo demolire
allontanando, a volte irrimediabilmente, con il nostro comportamento le
persone da Cristo.
Le
cause che possono innescare quel
sottile meccanismo di sofferenza che si chiama depressione possono essere
tante: una di queste (come nel caso di Davide) potrebbe essere la delusione
di un amico.
Nel Salmo 55: 12:13-14 Davide esprime molto bene questo stato d’animo,
dicendo:
“Se mi avesse offeso un
nemico, l’avrei sopportato;
se un avversario avesse
cercato di sopraffarmi , mi sarei nascosto da lui;
ma sei stato tu, l’uomo che io
stimavo come mio pari,
il mio compagno e mio intimo
amico.
Ci incontravamo con
piacere;
insieme, tra la folla,
andavamo alla casa di Dio.”
Colui che Davide riteneva essere un amico, un compagno, con il quale si
incontrava ed andava insieme alla casa di Dio, per pregare ed
innalzare inni di lode a Dio, lo ha
tradito brutalmente, voltandogli le spalle.
Ma Davide non si lascia sopraffare, non si lascia vincere dal dolore, dalla
tristezza, dalla depressione! Al contrario, ripone ogni suo timore nelle
mani sicure di Dio e con estrema fiducia dice:
“Quando avrò paura, confiderò in te.
Con
l'aiuto di DIO celebrerò la sua parola;
ho posto la mia
fiducia in DIO, non temerò.
Che cosa mi può fare
l'uomo?” (Salmo 56:3-4)
Anche
un desiderio inappagato,
come nel caso di Anna, può essere motivo di profonda depressione. Il suo
desiderio più grande era quello di poter stringere tra le sue braccia un
bambino, il suo bambino; ma Anna era sterile e questo era per lei, motivo di
grande dolore. Con fede rivolge a Dio una preghiera:
“Ella aveva
l'anima piena di
amarezza, e pregò l'Eterno piangendo dirottamente. E fece un voto, dicendo:
'O Eterno degli eserciti! se hai riguardo all'afflizione della tua serva, e
ti ricordi di me, e non dimentichi la tua serva, e dai alla tua serva un
figliuolo maschio, io lo consacrerò all'Eterno per tutti i giorni della sua
vita, e il rasoio non passerà sulla sua testa'.
(1 Samuele 1:10-11)
Dopo avere pregato, con la certezza
nel cuore che il Signore si sarebbe preso cura di lei, Anna ritrova
la serenità :
“Così la donna se ne
andò per la sua via, mangiò, e il suo sembiante non fu più quello di prima.”
(v. 18)
Il Signore vede, il suo profondo dolore,
ed esaudisce il desiderio del
suo cuore:
”Nel corso dell'anno,
Anna concepì e partorì un figliuolo, al quale pose nome Samuele, 'perché',
disse, 'l'ho chiesto all'Eterno'.
(v. 20)
Anche
Asaf si imbatte nella stessa sofferenza della depressione,
dovuta allo scoraggiamento.
La disperazione e lo
scoraggiamento in cui è caduto è talmente intenso che nessuno riesce
consolarlo; la
tristezza e il dolore sono
così forti che non gli permettono neppure
di parlare.
”L'anima mia
ha rifiutato di essere consolata…
sono così turbato che
non posso parlare.”
(Salmo 77:2-4)
Ma Asaf amava Dio più di ogni altra cosa, ed in quella sua cupa
disperazione, il suo pensiero va a
Dio e si ricorda di tutte le cose
meravigliose che in passato aveva
fatto per lui.
Questo ricordo è sufficiente, per rivolgere a Dio una meravigliosa preghiera:
“Ricorderò le opere
dell'Eterno,
sì, ricorderò le tue meraviglie dei
tempi passati,
mediterò su tutte le
tue opere e considererò le tue gesta.
O DIO, la tua via è
santa;
quale Dio è grande
come DIO?
Tu sei il Dio che
compie meraviglie;
tu hai fatto conoscere la tua forza
fra i popoli.”
(Salmo 77:11 a 14)
1) da un punto di vista medico - sociale, trattando le persone in modo
freddo, distaccato. Così fanno i professionisti del settore, che tentano di
risolvere tale problema con l’ascolto e gli psicofarmaci.
2) da un punto di vista cristiano - spirituale, partecipando e soffrendo con
coloro che soffrono ed offendo un aiuto ed un sostegno spirituale che si
prolungano nel tempo.
Come cristiani dobbiamo ricordare che:
“Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.” (Matteo 9:12) Sono i malati che hanno bisogno di Cristo, per risolvere il male della loro anima!
Mi spiego meglio: quando, con l’aiuto di Dio, si vengono a spezzare alcune
catene e si esce dall’isolamento della depressione, si inizia giustamente a
rapportarsi con gli altri.
Come agire in tali circostanze?
E’ assolutamente necessario chiedere a Dio intelligenza, prudenza e saggezza, nel gestire la nostra nuova libertà.
Una domanda che spesso ci poniamo è la seguente: “Si può uscire dal Tunnel della depressione?”
Io dico di sì, con l’aiuto di Dio si può!
E anche se, a volte, dovesse ricomparire nella nostra vita, potremo dire:
“Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, e non avrò paura di nulla;
poiché il SIGNORE, il SIGNORE
è la mia forza e il mio cantico;
egli è stato la mia salvezza». (Isaia 12:2)
Sapendo che la vera libertà è nel Signore:
”Or il Signore è lo Spirito,
e dov'è lo Spirito del Signore, vi è libertà. (2 Corinzi 3:17)
Non dimenticando mai, che la Sua grazia ci basta:
“Ma egli mi ha detto:
«La mia grazia ti basta, perché la mia potenza è portata a compimento nella debolezza».
Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze,
affinché la
potenza di Cristo riposi su di me.” (2
Corinzi 12:9)