Quando nasce un fratellino o una sorellina

 

 

Quando è nata Miriam, la nostra secondogenita, Anna aveva quasi 2 anni e mezzo. Come affrontare il problema della gelosia?

Avevo timore che Anna diventasse gelosa di sua sorella.

In che modo sarebbe cambiato il rapporto tra noi e la nostra bimba ?

Che cosa le sarebbe mancato e che ora aveva ?

"L'amore non fa nessun male al prossimo"

(Rom. 13:10)

Per me questa è stata la chiave giusta che ha preparato Anna all' arrivo di Miriam. Ho iniziato così a spiegare alla bimba che nel mio pancione c' era una sorellina o un fratellino che non vedeva l'ora di abbracciarla, di vederla e di sentirla.

Le facevo appoggiare l'orecchio alla mia pancia chiedendole di chiamare il piccolino dolcemente ed egli le avrebbe risposto....così succedeva perché un bel calcione arrivava fedelmente. Anna capì che Miriam non le avrebbe tolto nulla di ciò che aveva, anzi si sentiva amata.

Quando Anna venne in ospedale e vide per la prima volta Miriam in braccio a me, le si illuminò il viso e riempì la sorella di baci e d'affetto. La tenne subito in braccio e la coccolò: sapeva che quell' essere piccolino non le avrebbe fatto alcun male.

Anna non mi ha mai rinfacciato che Miriam stava in braccio tanto tempo, che veniva coccolata, imboccata, curata...

Sono profondamente riconoscente a Dio perché non è merito mio!

E' solo il Signore che ci può dare l' intelligenza per capire i nostri figli, educarli e amarli.

Ogni figlio è unico e come tale, diverso dagli altri ; ogni genitore ha il proprio carattere, e non c'è "il metodo" che vale per tutti.

Credo che la via giusta per essere un buon genitore sia riconoscere davanti a Dio la propria incapacità e chiedere la luce per capire in ogni circostanza come educare. In questo modo, la lode va solo a Dio e non a noi stessi.

Leggendo la Genesi, al cap. 4 vers. 9 ho trovato una frase che mi ha colpito.

"Il Signore disse a Caino : Dov'è Abele, tuo fratello?

Egli rispose : Non lo so, sono forse il guardiano di mio fratello?"

Sappiamo tutti molto bene cosa accadde ma la risposta di Caino alla domanda di Dio mi ha fatto riflettere. Caino era sicuramente un fratello maggiore frustrato.

Non era solo geloso ma anche stufo.

Perché? Che tipo di rapporto aveva con Abele ?

Perché arrivò al punto di ucciderlo? E perché Caino si irritò molto quando Dio non gradì la sua offerta e preferì quella di Abele ?

Abele rappresentava per Caino l'oggetto della propria frustrazione.

Caino, arrivato al culmine della rabbia decise di eliminare ciò che era la causa della sua sofferenza. Così lo uccise.

I fratelli o le sorelle maggiori frustrati/e, stufi/e e gelosi/e sono proprio quelli che vengono responsabilizzati troppo dai genitori nella cura dei più piccoli oppure subiscono i paragoni

I paragoni sono sbagliati se il modello è al di fuori della persona di Cristo... E' giusto insegnare ai figli ad aiutarsi reciprocamente, ad essere gentili l' uno con l'altro,

ma non trovo giusto responsabilizzare continuamente il fratello maggiore nei confronti del minore.
Ad esempio: "Metti a posto le scarpe di tuo fratello..."

"Pulisci la bocca (o soffia il naso) a tua sorella..."

"Vesti tuo fratello ..." , "Accompagnala a fare pipì..." e cose di questo genere. "Tu sei grande e lo devi fare anche per lui/lei..."

Il fatto che il bimbo più piccolo non sia in grado di fare qualcosa, non è giusto che sia il più grande a farlo: il genitore insegnerà al più piccolo come fare le cose nello stesso modo in cui le ha insegnate al più grande tempo addietro.

Diamo ai nostri bambini la possibilità di crescere insieme "ad armi pari". I nostri bambini sono un meraviglioso dono che arriva da Dio.

Per me sono un' occasione per imparare nuove cose da parte del Signore ed è bellissimo vivere con loro vedendo tutto il mondo intorno a me con i loro occhi e ritornare un po' bambina. Anna e Miriam sono i miei tesori e grazie a loro sono cresciuta un po'.

Un abbraccio a tutte le mamme

  silvia

 

 

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