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Acan e il dettaglio che uccide

Il generale di corpo d’armata Giosuè e i suoi soldati hanno appena ottenuto una vittoria eccezionale. Con l’aiuto di Dio, hanno vinto la grande città di Gerico. Nulla li potrà fermare nella conquista del paese di Canaan. Si tratto solo di tempo …

Prossima tappa, la presa della città di Ai. Una semplice formalità.

“E’ inutile far salire tutto il popolo all’attacco:

due o tremila uomini saranno sufficienti per battere Ai."

Estratto dal rapporto delle spie per l’operazione AI. Capitoli 7 e 8 del libro di Giosuè

 

 Da buon stratega, Giosuè sa quanti uomini designare per ogni missione. Non serve a niente mobilitare tutto l’esercito per ogni battaglia. Il grosso della truppa si potrà riposare e proteggere il campo. Un battaglione di 3.000 uomini sarà sufficiente.

 

  Ai. C’è un problema!

Sono tornati gli impavidi guerrieri di Giosuè. Ma la gioia non è venuta all’appuntamento. Ritornano dal campo con 36 compagni morti in battaglia. Cioè, non proprio in battaglia. Sono stati uccisi alle spalle mentre fuggivano di fronte ad una banda di contadini e agricoltori.

Eppure, le spie non si sono sbagliate. Ai è davvero una piccola città senza difese e senza soldati eccezionali. Questa sconfitta non ha senso. C’è qualcosa che non va da parte d’Israele. Tutti si chiedono che cosa stia succedendo. Tutti tranne Acan.

 

  Il tesoro di Acan

Acan pensa al suo tesoretto, nascosto con cura in un buco nel mezzo della sua tenda. Sì, ma robetta insignificante, un mantello, un po’ di monete e un lingotto d’oro. Un dettaglio, in confronto a tutto il bottino che è stato raccolto a Gerico. Nel suo ragionamento, Acan dimentica solo un altro dettaglio. Quello che Dio aveva ordinato prima della battaglia di Gerico: «Tutto l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro saranno consacrati al Signore; entreranno nel tesoro del Signore … e voi guardatevi bene da ciò che è votato all’interdetto, e non rendiate maledetto l’accampamento d’Israele, gettandovi lo scompiglio.»

Ma il pezzo di stoffa e le monetine che gli sono venute sotto mano, non hanno niente a che fare con la sconfitta, si dice Acan. E comunque non lo sa nessuno. Hai ragione Acan, tutti sanno che l’Eterno, il Dio Onnipotente non vede mica le cose nascoste nei buchi!

 

  Il gioco delle 12 tribù

C’è uno strano assembramento questa mattina. Giosuè, in alta uniforme, ha riunito tutte le tribù d’Israele. Fa l’appello famiglia per famiglia. È strano, nella tribù di Giuda, viene designata la casa di Zabdi, il nonno di Acan. Fai finta di niente. Non lo sa nessuno…

Il generale Giosuè si piazza di fronte ad Acan «Figlio mio, dai gloria al Signore, al Dio d’Israele, rendigli omaggio e dimmi quello cha hai fatto; non me lo nascondere.» Hem, glom … «Ho visto fra le spoglie un bel mantello di Scinear, duecento monete d’argento e un lingotto d’oro del peso di 600g; ho desiderato quelle cose e le ho prese; ecco sono nascoste in terra in mezzo  alla tenda; e l’argento è sotto.»

Beh, bisogna riconoscere che Acan è stato onesto. Una volta incastrato! Con le spalle all’ultimo muro della strada senza uscita, confessa. Ma non prima. Però ha già all’attivo un bel curriculum: ignorare un ordine di Dio, rubare, provocare una sconfitta, provocare la morte di 36 innocenti, lasciar aleggiare il dubbio su tutte le altre tribù e le famiglie d’Israele. Acan ha sorvolato sopra tutto questo, come nulla fosse. Ed è quasi riuscito a ingannare tutti quanti.

 

  L’acanismo

Suggerisco di creare un vocabolo nuovo, sinonimo ei egoismo assoluto: “acanismo”. Perché il caso di Acan è degno di figurare nel Guiness dei record, alla voce ipocrisia, egoismo e codardia.

Il tipo di elemento che riesce a far impazzire una squadra intera di calcio (allenatore compreso!). Il giocatore personale per eccellenza. Niente fa saltare i nervi come quei tipi pronti a far perdere tutta una squadra solo per dimostrare di saper dribblare meglio di tutti. Per di più, questi egocentrici sono quasi sempre i re della malafede. Non è mai colpa loro! Ci sono sempre un sacco di buone ragioni per giustificare il proprio atteggiamento. Abbiamo tutti incontrato, una volta o l’altra, tipi così … nel nostro specchio! Perché se Acan è il mago degli egoisti, bisogna anche ammettere che anche tu ed io ce la caviamo abbastanza bene in questa disciplina! Dai, riconosciamolo!

 

  La spirale

Conosci la spirale fatale? Te la deve ricordare Acan? L’ho visto …  l’ho desiderato … l’ho preso…

Puoi sostituire i tre piccoli pronomi con una lista di parole.

Questa storia, la possiamo prendere come un invito. Un invito a bloccare la spirale. Invito a decidere ora di non cadere più in questa trappola.

Il primo passo consiste nel riconoscere questo egoismo sproporzionato che ci guida. Che ci fa vedere il mondo attraverso la cruna d’ago del nostro interesse personale. Che ci isola dagli altri, dai loro problemi, dalle loro angosce, dalle loro pene. Perché sono sempre molto meno importanti, molto meno seri e gravi dei nostri.

Un secondo passo ci porta a pentirci sinceramente per questo difetto, così insopportabile per gli altri. Anche se nessuno può vivere rimanendo completamente libero dal peccato, si può però imparare a combatterlo quando questo si presenta.

E siccome abbiamo sempre bisogno di essere motivati per progredire in questa battaglia così difficile, eccone uno superlativo:

“Or questo è il messaggio che abbiamo udito da lui, e che vi annunziamo:

Dio è luce e in lui non vi è tenebra alcuna.

Se diciamo di avere comunione con lui e camminiamo nelle tenebre,

noi mentiamo e non mettiamo in pratica la verità;

ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce,

abbiamo comunione gli uni con gli altri,

e il sangue di Gesù Cristo, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato.”

(1 Giovanni 1:5-7)

 

annavannini@alice.it

            

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