Devo sperimentare tutte le filosofie,

per farmi un'idea?

 

La nostra società valorizza la libertà di coscienza.

Ognuno ha il diritto di pensarla come vuole.

Ma siccome non tutti la pensano uguale, alla fine ti fai domande su dove stia la verità.

 

  Devi avere un’opinione prima o dopo ogni dibattito?

Può sembrare che, confrontando le varie opinioni per valutare tutti i pro e i contro di ognuna, alla fine si giunga alla verità. Infatti, trovi dibattiti dappertutto: in parlamento, nei media, nelle discussioni fra amici, e persino nelle chiese. I dibattiti occupano uno spazio così importante nella nostra vita, che verrebbe da chiedersi se non è presuntuoso avere la minima opinione prima di averle confrontate tutte.

Non dovremmo attingere da questi dibattiti, da questi confronti di opinioni, prima di scegliere come vedere il mondo, la propria religione o le proprie opinioni?

 

  Senza convinzioni nessun dibattito

Un principio come questo potrebbe sembrare saggio e prudente. Ma, in realtà, è assolutamente contraddittorio. Impedisce di farsi un’idea prima del minore fra i dibattiti. E come si potrebbe avere un dibattito, un confronto d’idee, se non ci fossero a priori delle opinioni da confrontare?

Ricorda i dibattiti elettorali: quando i candidati si confrontano, devono avere delle opinioni ben precise per poterle difendere, se non fosse così il dibattito non si potrebbe svolgere.

Quindi, le opinioni devono esistere prima che avvenga un dibattito. E ci vogliono già delle opinioni perché altrimenti non ci sarebbe nulla da confrontare.

Pertanto, è contraddittorio affermare che è necessario attendere confronti del genere per farsi un’opinione.

 

  Devo testare per valutare?

E necessario che ci siano opinioni prima di affrontare un confronto. Ma questo non ci costringe a schierarci in modo troppo precipitoso? Non sarebbe meglio tollerare dei pregiudizi provvisori, da poter consentire un confronto di opinioni, e rimandando a dopo il dibattito il giudizio definitivo?

Se si ammettesse questo principio, sarebbe come “testare” le opinioni, senza aderirci per davvero, per scegliere poi quella che sembra la più giusta. In fondo, è così che funziona la nostra società dei consumi.

Ultimamente ho comprato un tablet. Ho dovuto scegliere quello che sembrava avere il miglior rapporto qualità/prezzo. Ho esitato a lungo fra i diversi modelli, preferendo un tablet all’altro più volte. Mi sono deciso definitivamente solo dopo aver confrontato tantissimi tablet.

Non si può far lo stesso con le opinioni? Possiamo passare da un pregiudizio all’altro, che si tollera momentaneamente, senza aderire completamente, per decidere poi dopo un confronto?

 

  Impossibile testarsi

Come il precedente, anche questo principio può sembrare saggio e prudente. Ma, in realtà, è altrettanto inapplicabile. In effetti, nono si possono “testare” opinioni come si testa un prodotto. Nessuno può dire a se stesso: “Oggi sarò cristiano, domani buddista, per vedere cos’è meglio.”

Non si può testare un credo: o ci credi o non ci credi. Non dipende dalla tua volontà. Anche se mi volessi convincere che gli asini volano, lo sforzo che faccio mi proverebbe che non ci credo.

E se non si possono scegliere i propri pensieri, allora non si può scegliere di provare tutte le opinioni, prima di fartene una definitiva.

Le nostre opinioni non derivano dalla nostra volontà, ma dalla nostra intelligenza. Ci sono ragioni o cause che provocano le nostre opinioni, non le scegliamo come ci pare. Se penso che davanti a me ci sia uno schermo, non è perché l’ho scelto, ma perché lo vedo.

 

  Esamina quindi i fatti che forgiano le tue opinioni

Se cerchi la verità, devi esaminare queste ragioni, per verificare se sono buone o cattive. Ma fra le nostre opinioni, alcune hanno ragioni così forti che è impossibile dubitarne. Per esempio è impossibile dubitare della propria esistenza. Perché se dubito, allora esisto per forza. Non posso dubitare senza esistere.

Questo è vero e nessun dibattito potrà mai farmi dubitare. Lo credo perché non può essere logicamente altrimenti. Quindi, vuole dire che i dibattiti, gli scambi di opinione, non sono la base della conoscenza. La conoscenza e la ricerca della verità si basano piuttosto su ragionamenti logici che partono da certezze.

 

  Un dibattito convincente porta fatti convincenti

Se un dibattito riesce a convincermi, non è per il dibattito in sé, ma perché presenta dei motivi per pensarla in un modo piuttosto che in un altro. E questi motivi mi convinceranno perché si accordano con altre ragioni che ho già acquisito in me.

Se non avessi nessuna opinione, nessun motivo in me, sarei incapace di schierarmi a favore di un’idea o dell’altra. Le nostre opinioni devono precedere il confronto d’idee. D’altronde, a giusto titolo, se ci sono diverse opinioni su un argomento, ma una sola vera opinione significa che le altre, la maggioranza, sono false. Un dibattito può pertanto essere fonte di errori se non si è riflettuto prima.

 

  Un dibattito è utile se propone idee fondate e ricevibili

Ma i dibattiti non sono tutti inutili. Servono a verificare le proprie opinioni confrontandole alle obiezioni. Evidentemente, la prima obiezione sollevata non è per forza pertinente. Deve poggiare su buoni motivi per sostenere che io ho torto.

I dibattiti possono anche servire a difendere le idee ricevute, ad esempio sul Cristianesimo. Una volta io ero ateo, ma le ragioni per cui lo ero non erano per forza buone. Avevo ovviamente nozioni ricevute sul Cristianesimo, che i dibattiti mi hanno permesso di correggere.

Mi hanno anche permesso di risintonizzarmi. Se oggi sono cristiano, è per gran parte merito di riflessioni e non perché ho provato quest’ideologia tra le varie proposte, ma perché il Cristianesimo è una visione razionale del mondo, a cui la mia intelligenza non può far altro che aderire.

 

Scritto da Alexis Masson. Pubblicato In evidenza

annavannini@alice.it

            

 

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