Una donna di grandi capacità, ma …
“Casa
e ricchezze sono l’eredità dei padri
ma una moglie assennata viene dall’Eterno”
Prov.19:14
Come una favola
Comincia come una favola: uno scapolo molto ambito, figlio di un padre ricco
ed erede di una grande fortuna, stava cercando moglie.
Già prima della sua nascita Dio aveva promesso ai suoi genitori,
che egli avrebbe avuto una numerosa
discendenza.
Dio gli aveva anche detto che avrebbe fatto un patto eterno con lui e con i
suoi discendenti, pertanto la madre di questi bambini doveva essere scelta
con molta cura.
Isacco era un giovane scapolo e suo padre Abramo fece tutti i preparativi
per il matrimonio anche quello di scegliere la sposa.
Diede ad un uomo fidato questo incarico, Eliezer era l’amministratore di
casa lo mandò in Haran, Mesopotamia,
dove Abramo aveva vissuto prima della chiamata di Dio ed aveva là ancora dei
parenti.
Gli sembrava che scegliere qualcuno entro il cerchio famigliare fosse la
miglior garanzia per un matrimonio equilibrato, i due sposi dello stesso
ambiente, avrebbero avuto comprensione reciproca.
Pur vivendo in Caanan ad Isacco non era permesso di sposare una donna
Cananea perché esse erano sotto la maledizione di Dio, i cananei erano
pagani e non adoravano l’Eterno, unendosi con una non credente non avrebbe
formato con lei una coppia armonica al cospetto di Dio.
Abramo desiderava per suo figlio la moglie scelta da Dio, egli era convinto
che i matrimoni si fanno in cielo, credeva che Dio fosse personalmente
interessato all’unione di due persone, infatti Dio aveva creato per Adamo
una donna speciale con cui condividere tutto ciò che il Signore aveva
creato.
Egli era convinto che Dio avrebbe anche scelto la donna ideale per Isacco,
come padre egli poteva dare al suo figlio casa e ricchezze, ma solo il
Signore gli poteva dare una donna che lo comprendesse:
una buona moglie è una benedizione dell’Eterno.
Abramo era sicuro che Dio stesso avrebbe presieduto il viaggio, perciò
incoraggiò il suo messaggero con la promessa che il Signore Iddio avrebbe
mandato un angelo davanti a lui per assicurargli il contatto con la donna
giusta.
Dopo un viaggio di 600 miglia Eliezer arrivò ad Haran dove viveva Nahor
fratello di Abramo.
Fece due cose all’arrivo: primo pregò per aver aiuto dal Signore,
successivamente, essendo molto pratico, andò nel posto comune di ritrovo del
paese….la fontana o pozzo.
Si avvicinava la sera, presto le donne sarebbero venute a prendere l’acqua,
come scegliere la donna giusta per Isacco fra le tante che sarebbero venute
al pozzo?
Quale di queste Dio aveva destinato ad essere la moglie del figlio del suo
padrone?
Tutto dipendeva dalla guida di Dio, così Eliezer pregò per ricevere un segno di riconoscimento:
”Fai che la donna alla quale chiederò dell’acqua e che si offrirà di abbeverare anche i miei cammelli possa essere la moglie che tu desideri per Isacco.” (Genesi 24:43-44)
Nonostante la brevità la sua preghiera rivela il grande intuito
dell’amministratore,
le donne orientali erano molto timide quando incontravano uomini stranieri,
perciò se una donna gli avesse risposto con tanta franchezza sarebbe stata
guidata del Signore.
Inoltre sapeva che la risposta della sua preghiera avrebbe anche rivelato
altre qualità della ragazza.
Non era cosa da poco abbeverare 10 cammelli, per fare questo dovevano essere
attinti e trasportati circa 150 litri d’acqua, questo richiedeva buona
salute e forza fisica.
La donna che doveva continuare la grande catena della discendenza che Dio
aveva promesso ad Abramo, doveva essere forte e piena di salute.
Questa azione avrebbe rivelato altre caratteristiche del suo carattere:
gentilezza e volontà di servire, caratteristica che doveva esserci nella
futura moglie di Isacco.
Grande efficienza ed abilità per svolgere un lavoro duro sarebbero stati
indispensabili per l’esistenza nomade che avrebbe dovuto condurre con il
marito, sarebbe anche stato utile se avesse dimostrato iniziativa e di avere
idee sue.
Isacco era figlio di genitori già anziani ed era rimasto scapolo fino a
quarant’anni, era fortemente attaccato alla madre, non era un uomo di grandi
iniziative, sua moglie avrebbe dovuto completarlo con le qualità che lui non
possedeva.
Il servo di Abramo aveva pregato a voce bassa, nessuno aveva sentito la sua
richiesta.
Aveva appena finito di pregare quando qualcosa dentro di sé lo consigliò di
guardare su: lì davanti a lui c’era una ragazza con la brocca sulle spalle.
Era giovane e bella d’aspetto, mentre si avvicinava ebbe la forte sensazione
che fosse la risposta alla sua preghiera, questa doveva essere la moglie di
Isacco.
La giornata era incominciata come tante altre per Rebecca, non c’era nessuna
indicazione che sarebbe stata una giornata storica, non poteva certo
immaginare che sarebbe stata la protagonista di una storia d’amore che
avrebbe toccato i cuori per migliaia di anni.
La passeggiata giornaliera al pozzo era ripetitiva, come quella di ieri e
come quella del giorno precedente, perciò quando arrivò al pozzo sentiva
probabilmente una certa tensione nel notare lo sguardo dello straniero.
Quell’uomo le rivolse la parola e chiese di poter bere dalla brocca, fu
contenta di esaudire la sua richiesta.
Sembrava che qualcosa fuori di lei desse una forza strana alle mani, voleva
fare qualcosa di speciale per questo gentile vecchio signore, perciò si
offrì di abbeverare anche i cammelli.
Ci volle molto tempo prima che avesse finito di dare da bere a tutti quegli
animali, ci riuscì e fu soddisfatta.
Completò il suo lavoro con diligenza, gli occhi insistenti dello straniero
non l’avevano lasciata neanche per un secondo.
L’aveva osservata continuamente e quando il lavoro fu finito le diede dei
doni in oro e lei fu sorpresa di ricevere dei doni così grossi per un lavoro
così piccolo, ma osservando la gente che era con lui immaginò che fosse
ricco.
“Dimmi, di chi sei figlia?”
la ragazza notò una leggera tensione nella sua voce.
Lei rispose.
“Io sono figlia di Betuel, egli è il figlio di Milka moglie di
Naor, fratello di Abramo”.
Eliezer chinò il capo e ringraziò Dio e quando Rebecca
udì menzionare il nome di Abramo
nella sua preghiera, essa si rese conto che quell’uomo aveva fatto quel
viaggio lungo per incontrare la sua famiglia e corse ad avvertire i suoi.
A causa di tutto l’eccitamento, nessuno dormì bene nella casa di Bethuel
quella notte.
Dopo aver ascoltato il racconto di Eliezer, erano venuti alla conclusione
che tutti gli avvenimenti erano proprio sotto la guida di Dio.
Sentivano come la ricerca della moglie di Isacco fosse ancorata alla
promesse di Dio, così come la nascita di Isacco era una prova
dell’adempimento di esse , in questo modo anche il suo matrimonio era
collegato al patto fatto con Dio.
La fiducia di Abramo e di conseguenza le sue azioni erano basate sul patto
fatto con Dio, mandando Eliezer in cerca della sposa per suo figlio era
convinto di fare la volontà di Dio ed era convinto che le sue preghiere
sarebbero state esaudite.
Infatti Abramo ed Eliezer non furono delusi, Dio aveva chiaramente mostrato
la via, la giuda del Signore fu rivelata anche dal fatto che i parenti erano
d’accordo.
Al tempo di Rebecca con la cultura dell’epoca, il matrimonio non era
stabilito solo dai due sposi, ma nella decisione erano coinvolti i genitori
ed anche il parentado.
Benché la famiglia avesse rivelato la sua opinione, l’ultima parola
aspettava a Rebecca, ella disse “sì” senza condizioni alla domanda “Andrai
tu con quest’uomo?”, la sua risposta era un grande passo di fede.
La distanza tra la sua futura casa e quella dei suoi genitori era notevole,
forse non sarebbe mai ritornata, forse non li avrebbe rivisti mai più, da
quel momento sarebbe stata una vita di separazione.
Rebecca, la nipote di Nahor, mostrò un po’ della stessa qualità di fede
dello zio Abramo che ubbidì incondizionatamente alla chiamata del Signore a
lasciare Ur ed andare nella terra promessa da Dio.
Ella si sentì pronta ad affrontare una nuova vita, ad adattarsi agli usi e
costumi dell’uomo che sarebbe diventato suo marito.
L’incontro
Isacco e Rebecca si incontrarono per la prima volta in un campo, egli era
uscito per parlare con Dio, sapendo che la carovana poteva tornare in
qualsiasi momento.
Rebecca vide un uomo che si avvicinava alla carovana e quando seppe che era
il suo futuro marito si coprì il viso, era usanza che la sposa non mostrasse
il proprio volto fino alla cerimonia del matrimonio.
Rebecca era intelligente, energica, aveva una volontà di ferro, era
deliziosa, era tutto ciò che si poteva desiderare da una donna, ed Isacco
amò Rebecca e lei ricambiò il suo amore.
La storia è molto più interessante delle favole, perché parliamo di persone
realmente esistite, fatte di carne ed ossa, con emozioni, speranze e
delusioni.
Rebecca una giovane sconosciuta diventa una
parte della storia di Abramo, il padre della fede giudaica, il padre
di tutti i credenti, amico di Dio, entrò a far parte di un futuro pieno di
promesse e lei che cosa ne avrebbe fatto?
Passano gli anni ...
Rebecca diventò sospettosa quando vide il figlio maggiore Esaù entrare nella
tenda di Isacco: “Di cosa stanno parlando loro due?” si domandava e spinta
dalla curiosità spiò l’uomo che tanti anni prima aveva considerato un dono
di Dio, incredibile!
Il dialogo fra Rebecca ed Isacco si era ridotto a poche parole, l’unità
della famiglia si stava sfasciando.
La famiglia era divisa in due: da una parte lei e Giacobbe, dall’altra
Isacco ed Esaù, pare che fossero stati proprio i due figli, nonostante
fossero gemelli erano diversi
come il giorno dalla notte, a separare Isacco e Rebecca
Esaù era peloso, un uomo duro e rozzo sia fisicamente che nel carattere,
amava vivere all’aperto e nutriva grande ammirazione per suo padre.
Dal canto suo Isacco apprezzava molto Esaù e gli piaceva la carne che il
figlio gli procurava con la caccia.
Invece Giacobbe, il figlio più giovane, era più esile ed astuto, di solito
stava a casa ed era il favorito della madre.
La nascita dei figli avrebbe dovuto avvicinare Isacco e Rebecca, ma
purtroppo procurò una divisione nella coppia.
L’amore di Rebecca per Giacobbe era basato su quello che Dio aveva detto prima che i bambini nascessero:
”Due nazioni sono nel tuo grembo e due popoli separati usciranno dalle tue viscere. Uno dei due popoli sarà più forte dell’altro. Il maggiore servirà il minore.” (Genesi 25:23)
Ma quel giorno Rebecca non aveva tempo per riflettere, non era un giorno per
pensare al passato, c’erano altre cose da considerare, il futuro del suo
caro figliolo Giacobbe era in gioco.
Evidentemente non pensava che il futuro del figlio riguardava anche il
popolo di Dio, Isacco ed Esaù, ella trascurò di consultare Dio nel suo
progetto.
Isacco aveva oltre 100 anni ed era cosciente che la morte era vicina, la
benedizione che
gli aveva dato suo padre Abramo doveva necessariamente trasmetterla al
figlio maggiore.
L’atto della primogenitura era solenne, si svolgeva tra padre e figlio e
veniva sempre celebrato con un pranzo.
Rebecca era allarmata, qualcosa non andava bene.
Non aveva Dio dichiaratamente predetto, prima della nascita dei due figli,
che il maggiore avrebbe servito il minore?
La promessa di Dio stava per essere rovinata da ciò che Isacco progettava,
non poteva permetterlo!
Rebecca pesò che Dio preferiva Giacobbe perché Esaù aveva dato prova di non
prendere seriamente i comandamenti di Dio, infatti aveva venduto al fratello
il diritto della primogenitura, che era sacro al cospetto di Dio, l’aveva
scambiata per un piatto di lenticchie.
Esaù aveva inoltre sposato delle donne pagane, disobbedendo al Signore e
dando molto dolore ai suoi genitori.
Giacobbe, non aveva sempre agito lealmente e in particolare aveva ottenuto
la primogenitura usando l’astuzia, aveva però dimostrato di credere
all’importanza della benedizione paterna .
La sua vita era più rivolta a Dio di quella di Esaù non c’era dubbio.
Nel passato i genitori erano stati spinti a pregare per i figli: Isacco
supplicò l’Eterno perché sua moglie era sterile, Rebecca
consultò Dio quando si era resa
conto con sorpresa che i suoi due figli stavano litigando fra di loro anche
durante il periodo della gestazione.
Come mai pregò solo Rebecca? Forse i due sposi erano entrati nell’abitudine
di non condividere i loro pensieri?
L’intenso amore che avevano per i figli non era un mezzo per rimpiazzare la
mancanza di unità dei loro cuori?
Oppure si erano divisi perché avevano attribuito poca importanza alla Parola
di Dio?
Un matrimonio che Dio paragona al legame fra Cristo e la chiesa, può essere
felice se i due partner collaborano insieme.
Pur essendo l’uomo e la donna uguali davanti a Dio hanno diverse
responsabilità nel vincolo matrimoniale.
L’uomo è il capo della famiglia ed è il responsabile per la donna, egli deve
amarla e deve guidarla secondo la parola di Dio, deve onorarla perché è il
vaso più debole, la donna deve adattarsi al marito, deve essere sottomessa
e seguire la sua guida.
Il segreto di questa relazione è Cristo
Dentro a questa cornice i due si trovano in armonia con la creazione di Dio
e sperimentano la soddisfazione interiore più profonda.
Quando entrambi adempiono a queste condizioni, il matrimonio funziona con
una felice unità costruttiva, diventa la più importante pietra della
società.
La più grande ambizione per una donna che ha questa prospettiva è di
aumentare il benessere del marito
“Ella gli fa del bene e non del male per tutti i giorni della sua vita”.
(Proverbi 31:12
Se lei governa la sua famiglia guidata da questa convinzione, il marito ed i
figli la benediranno e si
considereranno prosperi.
Benché Rebecca non avesse questi requisiti scritti su un foglio di carta,
certamente li conosceva così come li conosceva Sara, ma disgraziatamente non
agì secondo questi consigli.
Neppure Isacco era senza colpa, c’è da chiedersi se come marito avesse
esercitato la propria autorità secondo la volontà di Dio.
Così Rebecca pensò di agire da sola, la donna che aveva avuto sufficiente
fede da confidare in Dio e lasciare la casa paterna per un futuro
sconosciuto, ora sentiva che doveva intervenire per aiutare gli avvenimenti
a concretizzarsi.
In questo caso Rebecca non ebbe abbastanza fiducia nell’Iddio Eterno e
potente, crede che senza il suo aiuto umano le promesse fatte verso Giacobbe
non si sarebbero adempiute.
Anche in questa occasione non volle discuterne con il marito, forse era
proprio il momento adatto per riavvicinarsi l’uno all’altra, ma Rebecca
decise senza alcuna esitazione di ingannare il marito ed Esaù.
Giacobbe non era preoccupato di mettere in atto l’inganno progettato dalla
madre, ma il suo timore era quello di essere scoperto e di essere maledetto
dal padre.
Rebecca era pronta a fare qualsiasi cosa per portare a buon fine la sua causa, il vuoto che c’era fra lei e Dio era così grande che ella non aveva più paura di essere maledetta, anzi sembrò addirittura temeraria quando disse “prenderò su di me la tua maledizione, figlio mio.” (Genesi 27:13)
Tutto avvenne rapidamente, prima che Esaù entrasse nella tenda del padre con
il piatto di carne caldo, Giacobbe gli aveva già rubato la benedizione.
Rebecca pensava di aver vinto, ma si sbagliava.
Il sua azione astuta procurò grande dolore a Isacco, il suo nome significa
“quello che ride”, ma lui non aveva più nulla di cui ridere.
Esaù perse il rispetto per sua madre.
Anche Giacobbe, il suo figlio preferito, fu danneggiato, con il suo aiuto
aveva ingannato il padre mentendo.
Egli aveva calunniato il nome di Dio quando aveva detto a suo padre che Dio
gli aveva dato buon successo nella caccia e non bastava, Giacobbe era
diventato un ingannatore perfetto, poteva dire di essere astuto come la
madre.
Il fatto che Dio l’abbia benedetto nonostante tutto è solo per la grazia di
Dio, perché Giacobbe non aveva meritato questa benedizione e avrebbe
imparato con gran dolore più tardi che, colui che inganna, sarà ingannato.
Prima sarebbe stato ingannato dal suocero, poi dai propri figli.
Quante volte Giacobbe si sarà chiesto se era veramente un uomo
benedetto da Dio dal momento che sua madre non aveva permesso che Dio
lo benedicesse di propria iniziativa.
La benedizione rubata era una possessione, ma sempre una cosa incerta.
A causa dell’azione di Rebecca, Esaù desiderò uccidere suo fratello, di
nuovo ci fu un inganno per salvare la vita a Giacobbe che dovette
allontanarsi dai suoi genitori, il fratello di Rebecca, Labano, gli diede un
buon nascondiglio in Heran.
Rebecca andò da Isacco e gli disse:
”Queste donne straniere sono per me un peso, preferirei morire
piuttosto che vedere Giacobbe sposarne una.”
Era la verità, Isacco e sua moglie avevano passato molti dispiaceri a causa
del matrimonio di Esaù.
Isacco non pronunciò alcuna parola di risentimento verso lei per quello che
aveva fatto, chiamò Giacobbe e gli ordinò di non prendere moglie fra le
cananee, lo benedisse e lo mandò dai parenti a Heran.
Ma gli inganni di Rachele non erano
ancora finiti, infatti la donna fece una falsa promessa al figlio dicendogli
che lo avrebbe richiamato quando l’ira di Esaù si sarebbe placata.
Ma non poté mantenere questa promessa perché non visse fino al ritorno del
figlio ella vide il figlio prediletto per l’ultima volta quando egli partì
per trovare moglie.
Quando molti anni dopo Giacobbe ritornò a casa, il padre viveva ancora, Esaù
si era riconciliato con lui, ma Rebecca era morta.
Rebecca come Sara era incapace di prevedere gli effetti duraturi delle sue
azioni: l’odio sorto nel cuore di Esaù fu trasmesso alle generazioni future,
per molti secoli gli edomiti, discendenti di Esaù, sono stati grandi nemici
dagli israeliti.
Erode, il grande, fece uccidere i bambini di Betlemme e suo figlio, Erode
Antipa, l’uomo che derise Gesù al suo processo, erano entrambi edomiti,
uomini della Idumea.
Rebecca, la donna che era stata così attentamente scelta per essere moglie
di Isacco, una donna scelta da Dio, non era riuscita in ciò che ci si
aspettava da lei.
Il suo inizio è stato buono, ma la sua fine molto meno, non aveva avuto
abbastanza pazienza nell’attendere che si realizzasse il piano di Dio.
Aveva voluto “dare una mano” alla sorte senza aspettare che Dio combattesse
per lei, aveva dimenticato che coloro che credono non sono mai abbandonati,
non c’è bisogno di affrettarsi!
Rebecca aveva trascurato di dare a Dio l’opportunità di mostrare quello che
Egli può fare per coloro che credono in Lui.
L’adempimento delle promesse o dei piani di Dio non hanno bisogno di aiuti
umani, il Signore ha compiuto, compie e compirà tutti i sui progetti perché
Egli è l’Onnipotente, noi possiamo essere degli strumenti nelle sue mani,
essere dei fedeli servitori per la Sua gloria.
Riflessioni tratte da uno studio anonimo rivisitato da Margherita Carini
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