Alzati, Debora!
“In
quel tempo era giudice d'Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidot.
Lei sedeva sotto la palma di Debora, fra Rama e Betel, nella regione
montuosa di Efraim, e i figli d'Israele salivano da lei per le controversie
giudiziarie.
Debora mandò a chiamare Barac, figlio di Abinoam, da Cades di Neftali, e
gli disse: «Il SIGNORE, Dio d'Israele, non ti ha forse dato quest'ordine:
"Va', raduna sul monte Tabor e prendi con te diecimila uomini dei figli di
Neftali e dei figli di Zabulon.
Io attirerò verso di te, al torrente Chison, Sisera, capo dell'esercito
di Iabin, con i suoi carri e la sua numerosa gente, e lo darò nelle tue
mani"?»
Barac le rispose: «Se vieni con me, andrò; ma se non vieni con me, non
andrò».
Debora disse: «Certamente, verrò con te; però, la via per cui cammini non ti porterà onori; perché il SIGNORE darà Sisera in mano a una donna».
E
Debora si alzò e andò con Barac a Cades.”
Prima della lettura di questa meditazione,
è consigliabile leggere i capitoli 4 e 5 del libro dei Giudici.
Debora, la madre d’Israele
La storia della profetessa Debora, moglie di Lappidot, copre due capitoli
della nostra Bibbia, il 4° ed il 5° del libro dei Giudici.
Debora, il cui nome significa “ape”,
è simbolo di intelligenza, di devozione, colei che dà il miele, ma che
nasconde un pungiglione. Infatti Debora aveva il suo miele, quella saggezza
che Dio le donava con le sue profezie. Ma
ha assolto anche il suo compito di ferire il nemico con il suo pungiglione,
quando seguì Barac in battaglia e sconfisse Sisera.
Debora non era solo una profetessa, ma anche giudice in Israele, in un
momento storico particolarmente difficile per questo popolo.
“I figli d'Israele continuarono a fare ciò che è male agli occhi del SIGNORE.” (Giudici 4:1)
Che tristezza quando leggiamo simili parole; ci piange il cuore sapere
che i figli di Dio, pur conoscendo la Sua grandezza, la Sua potenza e la Sua
misericordia, continuano a dimenticare le Sue benedizioni, per cercare ciò
che ha poco valore, facendo ciò che è male ai Suoi occhi!
Ed allora Dio sceglie una donna per fare ciò che dovrebbero fare gli uomini, umiliando il Suo popolo, che sarà guidato da una donna.
Debora non avrebbe mai
potuto comandare l’esercito di persona, in quanto donna, ma scelse Barac di
Neftali, un uomo che lei giudicava valoroso e che avrebbe potuto radunare il
popolo contro i nemici.
Debora, sebbene donna, era la testa, che aveva bisogno di un corpo valoroso, Barac, per poter effettuare una completa liberazione dal nemico.
Debora
aveva il coraggio della fede, e una buona comunione con Dio, che la rendeva
audace e coraggiosa; a Barac e agli altri uomini d’Israele, mancava proprio
il coraggio della fede. L’autorità dell’esercito rimaneva saldamente nelle
mani di Barac, ma dietrole sue spalle c’era la presenza di una donna di fede, per
incoraggiare il popolo alla battaglia.
Infatti, nella Parola di Dio, emana sempre il pensiero che le donne non devono avere autorità sugli uomini, come ci scrive l’apostolo Paolo:
“Poiché non permetto alla donna d'insegnare,
né di usare autorità sul marito, ma stia in silenzio.
Infatti Adamo fu formato per primo, e poi Eva.”
(1
Timoteo 2:12-13)
Nel pensiero divino la donna ha una posizione subordinata rispetto all’uomo,
perché il suo ruolo è diverso; non è inferiore, quanto ad importanza, agli
occhi di Dio, che considera l’essere umano indipendentemente dal suo sesso.
Ma la donna, sul piano sociale, ha un ruolo diverso.
Debora aveva ben chiaro che l’autorità deve rimanere all’uomo, infatti afferma: «Certamente, verrò con te; però, la via per cui cammini non ti porterà onori; perché il SIGNORE darà Sisera in mano a una donna». (Giudici 4:9)
Debora considerava una vergogna per i
capi d’Israele, che Dio affidasse la guida del popolo ad una donna.
Ma aveva anche compreso che Dio la chiamava a mostrare la sua grande fede,
per dare un insegnamento importante agli uomini d’Israele, che facevano il
male ed avevano abbandonato Dio.
Barac, l’uomo chiamato da Debora a guidare il popolo alla guerra, aveva detto: «Se vieni con me, andrò; ma se non vieni con me, non andrò». (Giudici 4:8)
Barac vedeva in Debora la presenza costante di Dio, il consiglio di Dio
nelle sue profezie, il giudizio saggio che solo Dio sa dare; per questa
ragione voleva assolutamente che Debora andasse con lui in battaglia.
La fede degli uomini era scomparsa al punto che avevano bisogno
dell’appoggio di una donna! Barac era come un bambino che ha bisogno
dell’aiuto della mamma.
Per questa ragione, nel cantico finale, Debora dice:
“I capi mancavano in Israele; mancavano, finché non venni io, Debora,
finché non venni io, come una madre in Israele.”
Che triste figura fanno gli uomini d’Israele! Hanno abbandonato Dio, hanno
perso la fede e fanno la figura dei bambini piccoli!
La Bibbia insegna fin dalla Genesi un principio importante:
“Il capo di ogni uomo è Cristo,
che il capo della donna è l'uomo,
e che il capo di Cristo è Dio.” (1 Corinzi 11:3)
Ma nel caso di Debora, il Signore accetta che una donna sia il
capo dell’uomo, temporaneamente, scegliendo le cose deboli del mondo per
confondere i potenti.
In questi due capitoli della Bibbia, a Debora si affianca un’altra donna:
Iael, moglie di Eber.
Debora, moglie di Lappidot e
Iael, moglie di Eber: due donne che sono legate
a due mariti di cui non si parla affatto. Ma dimostrano entrambe una fede
ben più forte dei loro consorti, una fede capace di agire, una fede che
mostra un grande coraggio.
Iael non ha paura di affrontare Sisera, il capo dell’esercito nemico e di
conficcargli nella tempia il piolo di una tenda!
È lei che sceglie di chiamarlo e di tendergli una trappola nella propria tenda:
“Iael uscì incontro a Sisera e gli disse: «Entra, mio signore, entra da
me; non temere».”
Potremmo pensare che queste due donne non conoscessero la paura, ma non è
così, perché Debora dice, nel suo cantico:
“Anima mia, avanti, con forza!”
E la gloria finale non andrà alle donne, ma a Dio.
Debora inizia il suo cantico di vittoria, con la riconoscenza a Dio, perché
finalmente degli uomini si sono alzati ed hanno combattuto:
“Poiché dei capi si sono messi alla testa del popolo in Israele,
poiché il popolo si è mostrato volenteroso,
benedite il SIGNORE!”
Debora aveva quasi perso la speranza che in Israele qualche uomo avrebbe
dimostrato un po’ di coraggio, un po’ di virilità, un po’ di fede nel
Signore. Ma il Signore aveva risposto alle sue preghiere e l’aveva guidata a
chiamare Barac alla battaglia.
Nel Nuovo Testamento il nome di Debora non compare; invece compare il nome
di Barac, il condottiero, negli esempi di fede:
“Che dirò di più? Poiché il tempo mi mancherebbe per raccontare di Gedeone,
Barac, Sansone, Iefte, Davide, Samuele e dei profeti, i quali per
fede conquistarono regni …”
(Ebrei 11:32-33)
La gloria va a Dio, tramite l’uomo; ma in tempi difficili, talvolta il
Signore si serve di donne per spingere gli uomini ad alzare gli occhi dalla
loro triste condizione e riporli su Colui che può condurli alla vittoria!
Debora è cosciente che quando gli uomini falliscono e non hanno fede, Dio
agisce dal cielo:
“Dai cieli si combatté:
gli astri, nel loro corso, combatterono contro Sisera.
Il torrente Chison li travolse…”
La fede di Debora ha visto Dio agire e non può far altro che dare a Lui la
gloria di questa vittoria.
In questa bellissima storia della Bibbia, vi è almeno un insegnamento
importante: la fede di una donna arriva talvolta dove gli uomini non
arrivano, per mancanza di fede.
Per questa ragione dobbiamo prendere esempio da Debora, moglie di Lappidot e
da Iael, moglie di Eber.
Queste due donne stavano nel luogo in cui Dio le aveva poste, nei limiti del
loro ruolo:
-
La prima nella sua casa sotto la palma, fra Rama e Betel
-
La seconda nella sua tenda.
Ma la loro fede ed il loro coraggio ha brillato al punto da eclissare quella
degli uomini d’Israele; esse hanno mantenuto il loro ruolo di donne,
lasciando agli uomini il compito della battaglia, ma hanno avuto un ruolo
importantissimo nell’esito della guerra.
La nostra fede deve essere forte, deve incoraggiare i nostri uomini a
guardare verso Dio, a non abbandonare la fiducia e la speranza!
Dobbiamo trovare il coraggio con la preghiera e la nostra fede deve
risplendere come il sole. Infatti Debora termina il suo cantico con queste
parole:
“Coloro che ti amano siano come il sole
quando si alza in tutta la sua forza!”
Che il Padre celeste ci conceda di essere delle donne forti, piene di fede e
di coraggio!
Claudia