Alla ricerca del suo significato - parte
La
disperazione nella sofferenza
La disperazione è una tentazione che insidia le prove quando perdurano a lungo.
Un po' alla volta le forze interiori crollano, la combattività si attenua e si ha voglia di lasciarsi andare.
Il pessimismo prende piede e la fiducia in Dio, nella vita e nell'avvenire appassisce. Può accadere che come Giobbe si arrivi a maledire il giorno della propria nascita.
Per resistere, occorre innanzitutto ammettere la propria angoscia che fa dire come al Salmista (Salmi 6, 28, 88, 102 etc.) o come Giobbe:
"Nel fondo dell'abisso grido a te…
la mia anima è sazia di mali
e la mia vita si avvicina al soggiorno dei morti"
Questi stessi passi della Bibbia, scritti da uomini che avendo gridato a Dio sono stati esauditi
ci offrono la speranza: "Non morirò, vivrò",
"Quest'affitto ha gridato, l'Eterno ha udito e lo ha salvato da tutte le sue distrette".
In questo stato di disperazione, occorre osare dire a qualcuno: "Ho toccato il fondo, aiutami, non ne posso più".
Ciò costituisce innanzitutto una sorta di liberazione dall'orgoglio e questo potrebbe essere il punto di inizio di un rinnovamento personale. E'
sufficiente chiedere ad una persona piena di rispetto per la nostra distretta,
di starci vicino, magari in silenzio.
Questi periodi ci fanno realizzare, inoltre, quanto abbiamo bisogno dell'aiuto degli altri, mentre tendenzialmente ci rivestiamo della corazza dello stoicismo e dell'autonomia.
"Molte sono le sofferenze del giusto;
ma l'Eterno lo libera da tutti."
Salmo 34:19
Segnalazione di un buon libro:
Dio, perché? L'angoscioso interrogativo sull'origine della sofferenza,
Bruno Schewngeler, edizioni DLC
Il malessere dell'anima,
Bruno Schewngeler, edizioni DLC